In realtà io stavo pensando ad altre cose o situazioni, che loro non conoscono ed allontanano ancora di più le nostre generazioni.
Pensando alla via in cui abitavo, mi vengono subito in mente:
- il filobus verde N°33, che viaggiava in circonvallazione a monte: non appena salivi incontravi un bigliettaio in divisa, con tanto di berretto(!), che educatamente salutava e ti vendeva i biglietti sottilissimi (forse verdini?);
- le divise della scuola: grembiulini bianchi per le femmine e neri per i maschi, tutti con una grossa cartella rettangolare sulle spalle (la mia era rossa, bellissima!);
- frotte di bambini che affollavano i giardinetti: i maschi giocavano con il pallone (se spariva da qualche parte non si giocava più, perché di pallone ce ne era 1 solo!), le bambine saltavano la corda o giocavano al pampano, mentre le tante mamme (allora si chiamavano "casalinghe”, categoria quasi scomparsa) affollavano le panchine, chiacchierando e lavorando a maglia;
- tanti negozi a conduzione familiare, dove ti conoscevano per nome, e dove spesso si creava un rapporto quotidiano. "Vai da 'Valdo' a prendere le uova ed il latte" diceva la mamma. E tu obbediente andavi nella latteria sotto casa, dove il lattaio con cura e gesti abili (che per me avevano gran fascino), incartava le 6 uova nella carta di giornale e te le consegnava insieme al cartoccio di latte 'tetrapak', sempre chiacchierando amabilmente.
Ora puoi ritenerti fortunato se chi incontri ti mormora un “Ciao”; ai miei tempi un saluto che sentivo spesso per la strada, quando andavo a spasso con i grandi, era “Tante cose belle!”