venerdì 20 gennaio 2023

E da oggi...  foto, foto e sempre più FOTOGRAFIE. 

Immagini  che scatto qua e là, dove capita, ogni volta che qualcosa mi suscita emozioni ... 

per strada, in casa di amici, passeggiando per la  campagna, lavandomi i denti, guardando le nuvole dalla finestra.... e via così.

Si parte! 








martedì 17 marzo 2020

Mamma


Sono le 8 di domenica, mi sveglia una voce: "Ho comperato la focaccia! Se vi sbrigate é ancora tiepida." E' il marito mattiniero che, in questo infausto periodo di coronavirus, è anche procacciatore di viveri.
Probabilmente è il pensiero della focaccia che mi spinge ad alzarmi e con discreta ed insolita energia vado nell'open space. Preparo la moka, scaldo un pò di latte, apparecchio con tutto ciò che serve per la colazione.
Mamma non c'è più.

"Non ho esagerato con la focaccia, se no ingrassiamo." aggiunge mentre addenta il suo pezzo, unto e profumato. Saggia decisione, penso, senza proferire parola. Davanti alla focaccia non riesco a fermarmi e mangio, mangio, mangio, finché non ce n'é più, noncurante delle quantità e dei chili di troppo.
Nostra figlia continua a dormire, quando si sveglierà la focaccia non sarà più calda, ma certamente le sarà gradita. 
Mamma non c'è più.

Sparecchio, prendo il libro delle ricette e lo sfoglio. 
Voglio fare l'erbazzone, che lei cucinava spesso.
Non l'ho mai preparato, già immagino che non verrà come il suo, ma sono contenta di prendere spinaci, aglio e quanto serve.
Lascio riposare la pasta sfoglia e spalanco la finestra, per far entrare l'aria fresca. Fuori c'è il sole, il cielo è terso ed un leggero vento di tramontana soffia sul mare, che sembra quasi immobile, così come la città. Mamma non c'è più.

Ritorno in cucina, completo l'erbazzone e inforno la teglia.
Dalla finestra aperta arriva il cinguettio degli uccellini, si sente che la primavera è vicina e non è uno sdolcinato racconto, ma davvero la realtà. Una reale ed insolita primavera, che avanza in questa città deserta, percorsa da qualche cane che porta a spasso il suo fortunato padrone, oltre a pochi scooter e autobus, poi più nulla. Solo il silenzio, che non conosco. 
Mamma non c'è più.

L'erbazzone è pronto, spengo il forno e faccio partire la lavatrice.
Dalla finestra sempre aperta sento vociare. I vicini del piano terra sono scesi sul terrazzo condominiale con la corda da saltare ed il bambino. Ridono. Solitamente li detesto, ma in questo clima surreale mi scopro a guardarli con simpatia. Sono come me, cercano una normalità che è difficile trovare fra le quattro mura di casa. 
Mamma non c'è più.

Sono trascorsi solo pochi giorni, ma già mi sembrano anni.
Non piango, non ci riesco. E' un pensiero che ritorna con frequenza, un pensiero solido, maturo, ma sempre silenzioso e mi spaventa. Mi viene il timore di non amarla più. Stendo la biancheria, alterno camicie e calzini, come se fosse la cosa più ovvia da fare in questa domenica di sole, silenzio e primavera.
Come faccio a svolgere ogni mansione quotidiana come se nulla fosse?
Mamma non c'è più.

Pranziamo.
L'erbazzone non è male, lo dice anche mia figlia mentre mi chiede se io abbia seguito la ricetta della nonna. Forse ci piace proprio perchè pensiamo a lei, che è andata via un po' troppo presto, senza darci la possibilità di dire tante cose, che certamente sapeva e sentiva, ma che raramente noi abbiamo avuto il coraggio di pronunciare.
Riassetto la cucina e pulisco i fornelli. Sono tranquilla e silenziosa. Troppo tranquilla e troppo silenziosa. Perchè non urlo, non piango, non mi dispero?
Eppure Mamma non c'è più.

Trilla Whatsapp, guardo lo smartphone: sono le sorelle, che raccontano, chiedono, propongono. Siamo in tre, il numero perfetto. In realtà la perfezione non è di casa, per lo meno non lo è nella nostra, visto che spesso si discute e talvolta ci si "allitiga", come diceva la più piccina di noi. Ognuna ha la propria testa, desideri ed aspettative, che spesso non sono gli stessi delle altre due, però poi ci si vuole bene. C'è una colla invisibile, che ci tiene unite anche se non ci sentiamo o non ci vediamo per giorni.
Anche se Mamma non c'è più.

O forse...la tua presenza è nella focaccia, nei chili di troppo, nell'erbazzone, nell'aria fresca che entra dalla finestra, nell'insolita primavera, che avanza in questa città deserta, nella normalità fra le quattro mura di casa, nell'alternanza di camicie e calzini, nella vita che scorre, anche se non urlo, non piango, non mi dispero, nella colla invisibile, che ci tiene unite anche se non ci sentiamo o non ci vediamo per giorni.  
Mamma sei sempre qui con me, con noi...
Anche se non ci sei, ci sei. 

lunedì 16 marzo 2020

INSOLITO

Quel tipo era insolito. Ormai non vi erano più dubbi.

Già lo aveva pensato tantissimi anni prima, quando la vita li aveva fatti inaspettatamente incontrare. 
Lui le aveva mostrato il suo biglietto da visita, durante l'incontro di lavoro.
Lei nel riconoscere un nome del passato, cercando di ritrovare in quel viso qualcosa di noto, gli aveva chiesto incredula: "Roberto Parodi? Sono stata in classe 3 anni con un Roberto Parodi, al liceo nella sezione F... sei tu?" 
"emh...non ricordo, ma se ti riferisci agli ultimi tre anni del Pertini, allora si... sono io" e con la stessa indecifrabile freddezza aveva proseguito come se nulla fosse, senza che quel fortuito incontro li riavvicinasse.
Accidenti che tipo strano, aveva pensato lei.

Che fosse davvero un tipo insolito ne aveva avuto la certezza la terza volta che si erano incontrati circa vent'anni dopo; non la seconda, di cui ricordava solo un gran sorriso sopra alla capigliatura un po' stempiata, ma proprio la terza, in cui indossava scarpe stringate dalla forma classica, realizzate in una variopinta tela che riproduceva tantissimi fiori colorati. A dir poco originali, come colui che le portava a spasso per il centro città.

Durante le passeggiate era attratto dalle cose più variegate.
Accarezzare ogni cane che incontrasse sul suo cammino, di qualsiasi taglia, era la cosa più ovvia, e probabilmente poteva esserlo anche per altri animalisti convinti, ma fermarsi davanti ad un passeggino rosso a studiarne i particolari della gomma e del tessuto consunti, mentre una ignara signora vi riponeva il suo bimbo, non era proprio da tutti, così come era originale restare incantato davanti ad un giornalaio ad osservare per cinque minuti la copertina di una rivista shabby, che proponeva l'ultima cucina alla moda, o ammirare le golose delizie di una pasticceria, da cui passava e ripassava, senza mai entrare a farne acquisto.

Non fumava, non giocava, non andava a donne.
In compenso lavorava e beveva. Beveva e lavorava. 
No, no, nulla di alcolico!  Bastava un bicchiere di vino per mandargli la testa nel pallone e trasformare quell'iniziale e piacevole sensazione di euforia in un pesante macigno, che gli ottenebrava la testa e lo innervosiva durante il lavoro pomeridiano.

Beveva solo caffè e macaccino, macaccino e caffè.
Non si tratta di un errore di ortografia, ma di una "deliziosa combinazione di polvere di cacao, maca e xilitolo, che stimola e dà energia, senza le controindicazioni del caffè" come era riportato sulla confezione. 
Vada per il cacao e lo xilitolo, che di qui o di là tutti conosciamo, ma la "maca"? che fosse proprio quello l'alimento che alimentava l'originalità del suddetto soggetto?

Chattava anche. E telefonava molto. Moltissimo.
Lo smartphone era diventato il prolungamento della sua mano sinistra, un tutt'uno da cui, anche avendolo desiderato, non si poteva proprio staccare. Usava lo smartphone in ufficio, in auto, in ascensore, in bagno, sempre connesso, ovunque si trovasse.

Quella sera lei lo aspettavano alla festa dei 30 anni dalla fine del liceo. 
"Arriverò poco più tardi" aveva chattato. Poi più nulla, il silenzio. 
Non si presentò, ne diede mai più notizie.

Lei non ne rimase sorpresa. Quel tipo era davvero insolito. E ormai non vi erano più dubbi.

domenica 23 febbraio 2020

Danza

Avanza, indietreggia,
ondeggia sinuosa
al soffio del vento,
col profumo di rosa.

Si muove con calma
e sembra una bambina,
che ai suoi primi passi 
incerta cammina.

All'improvviso si innalza,
lasciando gli ormeggi
e vola nell'aria,
fra mille volteggi.





Sapori


Oggi ho mangiato le fragole, 
come quelle che da bambina si mangiavano a maggio.

Oggi erano soltanto buone.
Non avevano il gusto dell'estate che si avvicina e della scuola che sta per finire.

Come vorrei rigustare quei sapori.
Ridatemi quel tempo, 
che solo adesso sento pieno di felicità.


lunedì 10 febbraio 2020

NUVOLE

Corrono, silenziose e veloci, 
sospinte dal vento.

Viaggiatrici erranti, osservano il mondo dall'alto, 
mai paghe.

Bianco gregge, nel blu' scuro della notte,
pensieri e sogni che si confondono.

domenica 19 gennaio 2020

Foglia


Sii foglia, lasciati trasportare dal vento

Sii leggera sopra alle cose,

l'aria ti segnerà la strada.