domenica 24 luglio 2016

Doccia

La luce è fioca e non entra il solito raggio di sole,  che mi sveglia alla mattina: grosse gocce di pioggia stanno picchiando sulla finestra, in questo sabato mattina d'estate, ma va bene anche così. Potrò stare in casa a poltrire o riordinare qualcosa, senza dovermi sentire in colpa, per non realizzare qualche meravigliosa gita fuoriporta, come i più amano fare, spesso ostentando al lunedì mattina.

Mi alzo e trascino sotto la doccia. L'acqua mi scende sulla pelle, che oggi mi sembra morbidissima, quasi setosa e già immagino, con fantasia, mani che la accarezzino con piacere. Prima troppo fredda, poi troppo calda, oggi non riesco a trovare il giusto equilibrio, un po' come nella vita, dove dispiaceri e gioie si alternano in continuazione, lasciandoti raramente lo spazio per sentirti davvero sereno
Ecco, forse ce l'abbiamo fatta: tiepida al punto giusto; mi domando se anche la mia giornata raggiungerà il corretto equilibrio.
L'acqua scorre, bagna, pulisce, rinfresca e intanto simula il rumore della pioggia, che a me piace tanto. Riempio le mani di bagnoschiuma e comincio a insaponarmi il corpo, partendo dalle spalle e via via scendendo. E' curioso: di me adoro solo schiena e labbra, mai alcuno ha condiviso questi miei gusti. 
Gli uomini sono più semplici: guardano spesso le cose appariscenti e raramente si soffermano sui particolari. Inutile dire dove si trattenga il loro sguardo tutt'ora, sebbene il tempo mi stia regalando, obtorto collo, i segni del suo trascorrere. 
Tanto è così. La vita va avanti. Non la puoi fermare, è lei che decide il chi, il come, il quando
Ognuno pensa di esserne l'artefice, o per lo meno quello che decide se prendere la strada a sinistra o quella a destra, certo. Ma poi ti ritrovi a fare pensieri che ti riportano a chi da li è già passato (quante volte nei vostri gesti, avete rivissuto quelli dei vostri genitori? A me succede sempre più spesso) e comprendi che la natura fa il suo decorso e ti spinge a desiderare qualcosa con tanta intensità, che pensi di essere tu a decidere, mentre è lei.
L'autonomia, la tua casa, un compagno, un figlio, gli amici o la solitudine...ogni cosa ha un suo tempo.
   "C'è un tempo per nascere e un tempo per morire
 ...un tempo per piangere e un tempo per ridere...
 ...un tempo per gemere e un tempo per ballare..."

Insapono le gambe, lunghe, tornite, ignorandone le imperfezioni. Ogni tanto bisogna farsi qualche "sconto" altrimenti la vita è troppo amara. 
Mi dedico con cura ai piedi: insapono, frego, limo, penso già al nuovo colore di smalto che fra poco applicherò, a nuovi sandali infradito, a occasioni liete in cui indossarli.

Chiudo gli occhi e bagno i capelli arruffati. Ora tocca a loro. Prendo lo shampoo profumato e inizio a frizionare la testa, densa di pensieri. Se potessi farvi un po' di spazio,  eliminandone qualcuno, sarebbe una gran bella cosa. Mi echeggiano nelle orecchie le parole di una canzone da poco sentita:
" ah si vivesse solo di inizi
di eccitazioni da prima volta
quando tutto ti sorprende e 
nulla ti appartiene ancora"

...eggià, sarebbe bello! Invece dopo l'entusiasmo, si comincia a conoscersi meglio, a mettere in mostra anche le debolezze, soprattutto le tue, che vorresti annullare, e invece ti ritrovi li, ad osservarle, quasi impotente, senza potertene allontanare. Intando la schiuma cresce, cresce....magari riesce ad ovattare il chiacchierio insistente dei pensieri, che quasi non trovano pace.Non voglio sbagliare, non voglio farmi schiacciare dalle cose, devo reagire con caparbietà. Si a tavolino è facile: pianifichi, studi, costruisci. Poi quando oltre ai pensieri ed alla ragione, devi fare i conti col cuore, diventa tutto più complicato. Tanto.

"...nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione"
Vorresti sempre fare del tuo meglio, indossare il tuo migliore sorriso e andare in giro per il mondo, rendendo tutti felici. Ma non ci riesci e ti senti solo inadeguata e spesso fuori posto.
 
L'acqua scorre, portando via schiuma e tensioni. Il tempo della doccia, lunghissima, è ormai terminato. Chissà se dopo, oltre a sentirmi fresca e pulita, sentirò la calma e tranquillità che desidero. 

lunedì 11 luglio 2016

ABBRACCIO

Erano vicini, vicini, le teste sullo stesso cuscino, nascosti sotto un morbido piumino, che li avvolgeva come una seconda pelle.
Lui la abbracciava dolcemente, dando una occhiata, tra il disinteressato e il divertito, a quel corpo, che poco prima aveva accarezzato, alternando energia e delicatezza.
Poco dopo si era addormentato e lei ne ascoltava con piacere il respiro ritmato, che emanava serenità.
Essere li era per entrambi una gioiosa conquista: finalmente insieme, rilassati, dopo una intensa giornata di lavoro. Amanti improvvisati e passionali, che per uno strano gioco del destino, si erano trovati a condividere un pezzo di cammino delle loro vite strampalate, sempre divise tra un aereo e l'altro, che li separava, portandoli rispettivamente da un capo del mondo, sino al suo opposto.
La meravigliosa suite dell'Hotel di New York, che li ospitava, non aveva davvero nulla fuori posto: colori tenui ed eleganti alle pareti e negli arredi, un pregiato parquette, soffitto immacolato, tantissimi cuscini sul letto, candele accese e profumate ovunque, una stanza da bagno con vasca idromassaggio, in cui insieme avevano sperimentato quasi ogni cosa. Scaldava l'ambiente della musica soft in sottofondo, sebbene ogni tanto alternata a qualche canzone rock, che un po' la infastidiva.
 
Amarsi a New York era forse più bello che farlo a Lamezia Terme?
Mentre divertita si poneva questa domanda, teneva gli occhi aperti e ben concentrati su quella mano, morbida e affusolata,  che le stringeva la spalla e sembrava volesse tenerla stretta, stretta, affinchè non volasse via. 
Ecco! Era attraverso quell'abbraccio che avrebbe conservato nel suo cuore quel meraviglioso momento. "La felicità dura solo un attimo", aveva sempre sentito dire. In quel momento ne aveva capito appieno il significato. E gli occhi le si erano offuscati dalla gioia.