sabato 30 dicembre 2017

LIBERTA'

Nella mia bocca di denti ne son rimasti davvero pochi, ma non mi lamento.
Al mio paese, se hai la fortuna di arrivarci ai 58 anni, sei completamente senza denti e con la schiena piegata dalla fatica, mentre io qui sono ancora dritto e posso pure mangiare un pezzo di focaccia quando ne ho voglia.
La città è poco ospitale, ma non è poi così male e nemmeno gli abitanti.
Sento dire che i genovesi son gente schiva, tirchia e poco incline al sorriso, ma in questo angolo di strada io di amici ne ho tanti. "Ciao amico!" gli urlo io, quando li vedo passare. E loro rispondono sempre.
Certo quando vanno di fretta ed hanno la mente assorta nei loro pensieri non è che mi guardino tanto, ma non appena il semaforo si fa arancione o rosso ecco che si fermano e mi fanno un sorriso, scambiamo due parole, spesso mi allungano qualche spicciolo. 
Certi comprano da me i fazzoletti, che vendo sempre, oppure gli ombrelli e i parasole, che alterno a seconda della stagione.
Per l'abbigliamento non ho problemi. Mi regalano magliette colorate, felpe, giacconi, jeans, tutto in ordine, o quasi. Non capisco perchè se ne liberino. Ricevo almeno tre sacchi di vestiti alla settimana. A volte sono così numerosi che non riesco a portarli a casa tutti insieme, così li nascondo fra le piante dell'aiuola e poi li porto via, nei giorni seguenti, un po' alla volta. 
Anche le scarpe non sono male, a volte un po' larghe o un po' troppo strette, ma me le faccio andare bene. A furia di calzarle i miei piedi si abituano e alla fine me le sento quasi comode.
Chissà quanta roba hanno nelle loro case. Le immagino lucide, luminose, calde. Mi piacerebbe vederne una, ma non ho mai osato chiederlo a nessuno. 
Nel posto dove dormo io, ci sto bene. E' uno scantinato nei vicoli. 
Ho un letto, uno scaffale pieno di roba, un tavolo con due sedie ed anche un piccolo gabinetto, con un lavandino ed una doccia.
Nel muro opposto all'entrata c'è una piccola finestra che dà su un vicolo buio e male odorante. Spendo 100 euro al mese, che non sono pochi, ma ci abito da solo. Nessuno che si lamenta se entro, se esco, se russo o faccio un rutto. 
La libertà ha il suo prezzo.

domenica 22 ottobre 2017

Che noia!

Dopo una intensa settimana in ufficio, stamani in casa per le faccende domestiche. 
Pranzetto veloce con il compagno di una vita e poi relax. 
Bene. Anzi, benissimo. 
Vedo l'ultima puntata della fiction che ho perso e dormicchio sul divano, avvolta nel caldo e morbido plaid scozzese, tanto fuori è nuvoletto ed ogni tanto si vede qualche goccia di pioggia. 
Mi sento autorizzata a poltrire.

Il telefono non squilla ormai da giorni. Siamo isolati per variazioni operatore telefonico.
Lo smartphone non squilla e non trilla. Non squilla mai (suoneria perennemente silenziata), ma oggi appena 2/3 trillini di whatsapp mattutini e poi il silenzio.
Nessuno che saluta, racconta, si lamenta, avvisa, propone, ricorda, chiede.
Il silenzio. Assoluto!

Che noia.
Sarò mica sconnessa? Forse anche questo telefono è ko?
Controllo: tutto ok, connessione al massimo.
Uffa, comincio ad annoiarmi davvero. Gli altri che faranno?
Qui il silenzio. Sempre più assordante. 
Solo il ticchettio dell'orologio a lancette e quello del mio stomaco che borbotta. 
Sbadiglio. Noia, accidia, tedio, uggia, pizza, menata, palla, rottura. 

Dormo ancora un po'. Mi potrei trasformare in un orso: la stazza è sulla buona strada, vado in letargo anche io e ci risentiamo in primavera. Naaaaa, a qualcuno piacerebbe, invece sto qui e sbatto i piedi come i bambini, quando non sanno cosa fare.

Ok, mi faccio un caffè e poi lavoro. Forse rinsavisco.
Accendo il notebook. Il collegamento va come un treno. Evviva: il  nuovo operatore telefonico sembra mantenere ciò che decantava nella pubblicità. 
Mi connetto sulla piattaforma e seguo il corso on-line.
Interessante! Si davvero. Utile e scorrevole. 
Ma dopo un'ora e un quarto eccola di nuovo... la noia è già qui vicino a me a stuzzicarmi e proprio non vuol saperne di lasciarmi in pace.

Scrivo alla Mary. Mi risponde al volo. 
Chebbello, qualcuno c'è in questo mondo di sileziosi!
Sintetizza la sua giornata, ci scambiamo due opinioni e poi mi saluta concludendo che vorrebbe annoiarsi, anzichè lottare coi suoi problemi.
Davvero?

Riprendo il corso on-line. Reggo ancora una mezz'oretta, ma questa volta con la musica in sottofondo. 
Che noia, che barba, che barba e che noia.
Alzo il volume. Ancora un po'. Queen a stecca. "Don't stop me now" 2/3 volte di seguito. Mi danno la carica. Va a finire che riprendo un corso di canto.
Ascolto anche "Dock of the bay".  Fantastica o forse lo è solo perchè mi riporta ad un meraviglioso ottobre di 28 anni fa. O forse mi sembra meraviglioso adesso che ho 28 anni di più?? 

E se scrivessi un libro? Forse sarebbe meglio una raccolta di racconti, anzi di mini-racconti. Come potrei intitolarla? "I raccontini di Palilli" "Racconta, che ti passa" "Passa di qui che ti racconto qualcosa..." "Un racconto oggi e forse uno anche domani" "Oggi ti racconto qualcosa, domani...chissà"
Se vado avanti così faccio una raccolta di titoli e non racconto nulla a nessuno.

Il compagno di una vita mi ricorda che sono già le 19,30: dobbiamo prepararci per uscire con gli amici. "Un attimo" rispondo io. "Finisco un raccontino ed arrivo". Ecco, proprio adesso che mi stavano venendo delle belle idee, con la creatività in partenza, dobbiamo uscire. 
"Spicciati! Facciamo tardi!" 
"Tardi? Io?? Ma dai, un attimo e ci sono". Peccato dover chiudere il pc proprio adesso. A razzo in bagno, mi cambio al volo. 
"Sono le 19,50, sei pronta??"
Accidenti, come vola il tempo quando ci si diverte.







 

lunedì 9 ottobre 2017

RISTORANTE

L'ambiente era elegante e sobrio. 
In sottofondo una leggera musica, tante luci soffuse, accompagnate da piccoli lampadari che scendevano sapientemente su ogni singolo tavolo, illuminandolo perfettamente.  
Il locale era pressochè vuoto: non c'era certo la ressa e la confusione dei fast food, ma questo ne avvalorava l'esclusività. 

Il maitre li fece accomodare in una saletta con pochi tavoli, dove vi era un solo ospite. Alle sue spalle troneggiava un incantevole comò, su cui erano appoggiati con noncuranza alcuni oggetti: sembrava di essere in un accogliente appartamento, anzichè in un noto ristorante della rinomata località.

Lui era stanco, ma felice per quella serata di relax. 
Lei emozionata e lusingata per l'inaspettato invito.
Fuori soffiava una leggera brezza.

Scelsero un antipasto leggero di terra, seguito da un delicato risotto con verdurine di stagione. Il tutto accompagnato da un prosecco dall'aroma floreale di acacia e glicine.
La donna dei sogni e la donna della realtà. Chissà a quale gruppo apparteneva quella bionda misteriosa, che lo guardava sorridendo. 

Forse il tempo glielo avrebbe rivelato.

Compagnia

L'aria è calda nonostante gli spessi muri dell'ampia casa. 
In un passato, ormai remoto, quanti risvegli ho trascorso a poltrire nel letto con lo sguardo all'insù, proprio come sto facendo adesso.
La luce di questo assolato giorno d'agosto penetra fra le persiane chiuse, disegnando sul candido soffitto lunghe righe parallele. 
Di tanto in tanto il regolare disegno è interrotto dal passaggio di auto e moto, il cui rumore, dapprima lontano, poi vicino, poi di nuovo lontano, è accompagnanto dai riflessi che transitano rapidissimi sul soffitto. 
Fanno compagnia.

A vivere in città non si è mai soli.




domenica 20 agosto 2017

ESTATE BOLLENTE

Il caldo era diventato insopportabile. Si era svegliato nel cuore della notte, tutto appiccicaticcio, con il desiderio di buttarsi sotto la doccia. Dalla finestra aperta sentiva il silenzio della città. 
Non dormiva e pensava e più pensava e meno il sonno si riaffacciava in quella grande camera, dalle insolite pareti turchesi. 
Solo lui sapeva perché avesse scelto quel colore. Era quello più simile ad occhi che aveva tanto amato, senza aver avuto alcuna certezza di essere stato contraccambiato. 
Forse nemmeno il "sospetto". 
Di una cosa era certo: avevano condiviso la vitalità dell'amplesso. 
Semplice, carnale, passionale gioia di vivere, forza che per un attimo regala l'immortalità. 
E ancora adesso, che il suo corpo portava i segni del tempo, nonostante fossero trascorsi tantissimi anni, ricordava tutto nei minimi particolari. 

Il corridoio buio, lui tenendola per mano la riaccompagnava verso l'uscita di quel grande ufficio deserto, poi, all'improvviso, l'aveva stretta a sé. 
Lei aveva risposto con altrettanto vigore a quel caldo abbraccio. 
Le loro labbra unite in un vortice di passione inaspettata e intensa. 
Lui che le tirava i capelli all'indietro, in modo che lei dovesse alzare il viso, così da poterle baciare il collo. Poi dolcemente le sue labbra erano scivolate verso il basso. 
Il ronzio del condizionatore era stato l'unica compagnia all'ansimare dei loro respiri, mentre i vestiti scivolavano sul pavimento dell'ufficio. 
I seni morbidi e caldi, la pelle profumata, intrisa di un delicato olio di bellezza, che lei, sussurrando, aveva detto essere un "concentrato di emozione e passione", proprio come i loro corpi, che in pochi minuti si erano intrecciati, in un concentrato di sensualità. 
L'aveva adagiata sul pavimento e l'aveva posseduta con convinzione, mentre lei inarcava la schiena, cosi che lui potesse affondare completamente fra la pelle morbida e calda. 
Fuori l'afa dell'estate in città.

Aveva amato tante donne, in vita sua, ma solo lei era riuscita a tenere sempre acceso in lui il suo ricordo. Ogni volta che alle sue narici si ripresentava quel profumo, il suo corpo aveva un fremito.
Un’estate bollente era stata quella.
E con questo pensiero finalmente si riaddormentò.

sabato 12 agosto 2017

Giardino

Dal balcone della camera da letto dei miei genitori si intravvede un mini giardino, da cui si accede per un lungo balcone dalla cucina. 

Una simil camelia,  una rosa che mamma cura con amore,  senza che questa si decida a contraccambiarla come dovrebbe, un ultra 50enne rigoglioso oleandro, alcuni vasi con piantine varie, una ortensia, tanti sassolini e ora pure tante erbacce, perchè d'estate si va in villeggiatura e lo si cura meno. 

Non offre nulla di speciale, ma io lo adoro.
Ci abbiamo giocato centinaia di volte da bambine, preso foglie di alloro da portare a mamma per l'arrosto, piantato semi di mela attendendo alberi mai spuntati, raccolto strani  "asparagi" (come li chiamavamo noi),  che poi sminuzzavamo per succulente prelibatezze per i nostri giochi. 
Li' ho studiato per gli esami di terza media e maturita', varie volte vi ho preso qualche ora di sole, letto il giornale e bevuto il caffe' in relax. 
Tante volte ci sono transitata solo per raccogliere foglie secche, tagliare rami, sognare ad occhi aperti. 

La nostalgia delle cose belle non va mai in vacanza.


martedì 18 luglio 2017

ROUTINE, FORSE

Anche quella settimana di settembre era stata davvero impegnativa: telefono e cellulare che squillavano ripetutamente, incontri con clienti e fornitori, il caldo ancora soffocante e la città che si stava svegliando un po' troppo rapidamente dal suo torpore estivo. Gli sembrava che i benefici di quella meravigliosa vacanza in Grecia, dove il sole, il mare ed il vento erano stati i compagni più graditi, fossero un ricordo lontano. Eppure era tornato in città da soli 15 giorni.

A volte preferiva la routine, il suo regolare procedere, tra scadenze, molteplici incombenze e brevi pause, piuttosto che quelle lunghe vacanze, che lo obbligavano,  sia prima, che dopo, ad orari estenuanti di lavoro, per recuperare i giorni di svago. Riprendere i ritmi gli costava sempre tanta fatica, talvolta gli nuoceva addirittura all'umore, solitamente cordiale e scherzoso. 
A dirla tutta gli sembrava che ogni anno le cose diventassero peggiori del precedente:  passare dalla pace di un mese di vacanza, alla ripresa della realtà, che gli avrebbe fatto compagnia per gli altri 11 mesi, era davvero sempre più pesante.
Qualcosa di buono, però, in quella settimana se lo aspettava: venerdì si sarebbero rincontrati e certamente sarebbe riuscito a vedere le cose sotto un profilo migliore.

"Prima di venerdì vorrei andare dal parrucchiere e dall'estetista e studiare l'abbigliamento giusto. Chissà se gli piacerò col vestito nero, l'ho acquistato pensando a lui."

"Ok, ho preso le pratiche da portare a casa per il week end, tablet, cellulare, chiavi, ho tutto. Pure un gran mal di testa. Ma vado. Vado da lei, al 5° piano di quella vecchia casa del centro storico, con la faticosa scala di ardesia, dagli alti e sconnessi gradini neri, che riesco a salire solo perchè ad ogni passo pregusto la sensualità dei nostri incontri. E la dolcezza."

"La stanza è buia, da fuori arriva il rumore delle serrande dei negozi che si abbassano. Ancora pochi minuti e sentirò le chiavi nella serratura. Finalmente insieme."

"E se non mi volesse più? Magari si è già stufata..."

"Eccolo!  Sono qui fra le sue braccia e mi sembra di sognare. E' come se tutta la fatica dell'attesa non fosse mai esistita. Lo vedo ancora più intrigante. Si è messo la camicia ed il dopobarba che mi piacciono. Mi rimane il suo profumo sulla pelle, anche dopo, quando torna dalla sua famiglia."

"Mi intriga quando la sfioro, la sento fremere e mi sussurra nelle orecchie. Non so quanto durerà, ma per ora mi piace. Mi piace davvero. Sono felice come un ragazzino di 20 anni. E vorrei che non finisse mai"

"Stare con lui è sempre più coinvolgente, quasi una droga. Solo poche ore e poi sparirà per una intera settimana. Così è la "routine", di questa storia, ma ora è il nostro momento: siamo solo noi. Per poco tempo, ma solo noi."

venerdì 5 maggio 2017

VENT'ANNI

Ormai è certo: l'estate è finita, a malincuore decido che il momento del cambio armadio sia obbligatorio. Apro, tolgo, separo, metto a lavare, elimino. 
Mamma sarà soddisfatta del mio lavoro!

Poi arrivo al ripiano dei vestiti.
E' lì, lungo, nero e anche un po' sexy, o almeno, quando lo indosso mi fa sentire così.
Lo guardo, lo sfioro e mi sembra di essere di nuovo con l'estate fra i capelli e sulla pelle, quando le giornate sono lunghissime, ti sembra che tutto sia meraviglioso e che l'inverno e la tristezza non debbano mai tornare.

Riassaporo la sorpresa ed il piacere di una serata insolita, "quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora". La paura e la gioia che si mischiano, il desiderio che il tempo si fermi fra un sorriso, un bacio rubato, il sapore del caffè, la freschezza della giovinezza, che traspirare da tutti i pori della pelle. 20 anni e la vita davanti, piena di sogni ed aspettative.

Ripongo il vestito nell'anta che sarà la sua prigione per i prossimi mesi.
La gioia del ricordo mi fa compagnia.
Forse qualcosa di bello, ora, mi appartiene.

sabato 25 marzo 2017

Esami

Ieri sera, come ogni giorno da oltre 24 anni, sono andata a salutare ed augurare la buona notte. Il diligente studente stava ripassando, concentrato, e non mi ha risposto, o forse ha "grugnito" qualcosa. Qui, come sempre più spesso accade, non si parla, ma si risponde a monosillabi...ma va bene anche così, tanto non sono i miei desideri che riusciranno a modificare le situazioni.

Prima di addormentarmi ho rivissuto alcuni momenti del passato, dapprima solo flash che fanno riaffiorare delle sensazioni, ma poco dopo i ricordi ti prendono intensamente e sei li che rivivi le ansie e le emozioni di tanti anni prima.

La sera prima dell'esame orale di 5^ elementare: "Mamma, mi aiuti?" e così con il caldo dell'estate che si faceva sentire, noi due seduti per terra nella sua camera, a ripassare sino a tardi.

E poi quello di 3^ media: lui che veniva interrogato, mentre io attendevo fuori dalla classe, con un bel pacchettino di paste della pasticceria preferita. La gioia di vederlo uscire, raggiante perchè consapevole di aver dato il meglio di sè e raggiante perchè finalmente in vacanza!

E le imprecazioni di quando alla maturità fu estratta l'iniziale del suo cognome per il primo giorno degli orali? "Meglio così - gli dissi - ti togli subito il pensiero" e lui nervoso: "Tu non ti rendi conto!!".
Il giorno dell'esame uscì di casa così di fretta, da dimenticare due oggetti per lui importanti, così ecco arrivare un sms: "Per piacere prendi quelle due cose in camera mia e me le porti il prima possibile?". Mamma recupera, porta al destinatario e va via felice, solo per il fatto di essere stata utile e averlo sentito dire "GRAZIE!"

E 3 anni di università a Genova, letteralmente "volati", e conclusi con un bel bacio il giorno della Laurea triennale, in cui sprizzava gioia da tutti i pori della pelle. E noi con lui.

E adesso siamo qui, alla vigilia della Laurea Magistrale, inziata con un po' di disagio da parte di tutti, ma raggiunta con impegno e puntualità.
La vita è davvero come un soffio di vento o un battito d'ali.
Ma quanta gioia.

BRAVO MATTEO!!

 
 

MALEDETTA PRIMAVERA

Eccola che arriva, solare e beffarda. La desidero e aspetto come se fosse una bella donna. Si proprio così. Ne assaporo il profumo, i colori, la sensualità che mi inebria, mista alla ventata di gioventù ed euforia, le stesse sensazioni che mi regala la nascita di un nuovo amore. Un viso che mi sorride, un corpo caldo e morbido che si stringe a me, un respiro calmo e regolare, che mi rilascia endorfine. E come ogni nuovo amore, all'improvviso, quando meno me lo aspetto, mi volta le spalle e si burla di me. 
Mi sono svegliato con il sole e l'aria tiepida, che invitano ad uscire all'aperto per riassaporare la vita, ma lei, dispettosa, mi tradisce ed abbandona, dopo promesse non mantenute. Ora piove. Piove forte. Fortissimo. 
Così come piove dentro al mio cuore ed alla mia testa. 
Voglia di primavera. 
Gioia ed aspettative che non trovano riscontro nella mia realtà. 
Lei non mi ascolta, non mi guarda, non mi desidera, così come questa stagione che attendo da mesi, senza che mi dia un po' di soddisfazione, se non per pochi attimi, fugaci giornate di sole, fra interminabili di pioggia e scirocco, noiose e tutte uguali.
La pioggia continua a battere sui vetri.
E dopo questa maledetta primavera, è subito estate.