domenica 29 marzo 2015

Un'ora in meno

Il sabato primaverile è trascorso velocemente, senza infamia e senza lode, alternando momenti di lavoro domestico a momenti di relax, d'altra parte ci vogliono sia gli uni che gli altri. All'ora di cena, ormai stanca, decido di non uscire: meglio rilassarsi davanti alla TV ed andare a dormire ad un orario umano, tra l'altro nella notte ci sarà il passaggio dall'ora solare all'ora legale e non voglio farmi cogliere impreparata. 
Alle 23,00 dormo già profondamente. Notte tranquilla, alle 9,00 dell'ora legale sono già in piedi (e per essere domenica con i bioritmi delle 8,00 non è male). Colazione e poi via, si parte. Non per mete esotiche, nè tantomeno per una gita fuori porta, bensì per una domenica di quelle che piacciono a me: mi dedico alle cose che adoro (tradotto: cucinare e cantare). 
Si è vero, nella giornata c'è anche qualche intruso, tipo la lavatrice da mettere su e poi da stendere, attività che non amo, però... tutto non si può avere. Partiamo proprio da quella: divido i vestiti ed ecco che la prima lavatrice di indumenti rossi prende il via. Posso dedicarmi alla cucina: metto su il minestrone, tanto anche lui procede da solo, e passo alle melanzane da grigliare e agli zucchini da rosolare. Intanto ho sotto gli occhi il testo della canzone da ripassare per le prove del musical. Ripeto il ritornello un paio di volte e poi faccio partire la canzone, così tra uno zucchino e una melanzana, intono a mezza voce (in casa qualcuno sta ancora dormendo) "Do you hear the people sing" dei Miserabili. Nel ritornello finale, insieme ad un altro paio di fanciulle, dovremo tirar fuori capacità da soprano che adesso non posso ostentare (oddio...le mie sono un po' latitanti...), ma già pensando al risultato finale del gruppo, mi viene la pelle d'oca.
La nevralgia che mi fa compagnia da 2 giorni, continua ad esserci, ma sin'ora faccio finta di niente. La ignoro.
Fragole. Si le ho comperate, dove sono finite? Eccole, seminascoste dall'insalata. Pochi minuti ed oplà, sono pronte ed affogate nel succo di arance, nelle copette vintage. Deliziose e davvero degli anni '70, provengono dalla casa dei miei nonni e con affetto e piacere, le ho portate a casa mia, quando ormai a loro non servivano più... Quando eravamo bambini, a turno, avevamo il compito di distribuirle ai commensali, attività che eseguivamo con attenzione ed orgogoglio, quasi si trattasse di una 'missione speciale' che poteva trovare solo in noi i perfetti esecutori. I colori erano: arancio, giallo, verde. Io adoravo quelle arancio e quindi era normale che a me, casualmente, capitasse di quel colore. A mio cugino e mia sorella piaceva il verde, e quindi con altrettanta maestria si riusciva ad accontentarli. Ah, bei tempi.
Messi da parte ricordi e fragole, chiudo anche il capitolo Miserabili.
Nel frattempo è terminata la lavatrice ed  eccomi alla finestra, a stendere la gradazione di panni colorati. Lo sportivo di famiglia, intanto, transita sotto casa, di ritorno dal suo giro in bici e mi getta un saluto dal basso all'alto. Improvviso un dejà vu. D'altra parte sono tanti anni che stiamo insieme, chissà quante altre volte sarà capitato questo attimo. Tra poco mi racconterà le prodezze di quest'oggi.
Si passa agli involtini e ad un'altra canzone: Zum Zum Zum. "Sarà capitato anche a voi, di avere una musica in testa... ./. però se va avanti così, finisce che questa canzone, diventa una tale ossessione" due sensazioni che conosco benissimo: ho sempre almeno una canzone in testa, che faccio diventare non solo la mia ossessione, ma anche quella di quei poveretti che mi girano intorno. Come ieri pomeriggio in treno: leggevo il testo e lo cantavo a mezza voce, poi rileggevo, poi ricantavo. Il giovanotto che era seduto un po' più in là mi guardava con curiosità mista a disappunto: "Che fa? E' pazza??", ma quello che tante volte ci salva è l'intenzione giusta. Convinta delle mie azioni ho continuato a procedere con il mio ripasso, con  sicurezza e quasi professionalità, ostentando il raccoglitore degli appunti, sulla cui copertina si scorgono foto sul palcoscenico. Forse alla fine si era convinto anche lui che non fossi pazza del tutto. Solo a metà.
Anche gli involtini sono pronti. Zum zum zum mi è definitivamente entrata in testa, salvo qualche errore da prestazione, che può sempre capitare.
La nevralgia non è più sola. Un dolorino alla pancia, non meglio identificato, fa la sua comparsa. Provo ad adottare l'atteggiamento di prima. Ignoro anche quello.
Bene. Un paio d'ore sono già volate, ma la mattinata ha reso.
Sono le 11,45 ormail il dormiente non farà colazione, sparecchio e riapparecchio per il pranzo. Rigorosamente doppie posate e bicchieri, anche se poi chi li apprezza davvero sono solo io, ma mi piace così. Oltre alla tovaglia floreale, aggiungo un addobbo con un fiore finto, che fa tanto primavera. Trovo ancora il tempo per dedicarmi alla pasta brisè. Oggi non uso quella confezionata, è domenica: la faccio io. La palla è bella pronta, in attesa di ospitare zucchini, uova e ricotta. Riempio la pentola con l'acqua per gli spaghetti. 
Tra cucina, canti ed acciacchi arrivano le 'finte' 13,00 ed andiamo a tavola.
E per fortuna che oggi abbiamo a disposizione un'ora in meno.
Non oso pensare a quando avrò a disposizione un'ora in più!




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