lunedì 7 luglio 2014

Su ali d'aquila

Sono sempre in ritardo, o per lo meno spesso. Se la mia tabella di marcia non coinvolge alcuno, talvolta raggiungo persino il quarto d'ora accademico. Forse è l'unico ricordo piacevole della mia esperienza universitaria, che nel tempo che fu si concluse con un solo esame superato (analisi 1). Non è disattenzione la mia, semplicemente la necessità e/o il desiderio di fare sempre tante cose, di far rendere al meglio il tempo a mia disposizione, così quando mi capita di essere un po' in anticipo preferisco buttarmi a capofitto in qualche nuova veloce attività, piuttosto che ingannare il tempo od uscire con calma. Cerco di non sprecare minuti preziosi, ma se c'è qualcuno che mi attende faccio di tutto per non farmi aspettare.
C'è infine una mesta situazione in cui non ammetto di essere in ritardo: il funerale.
Stamani sono uscita con largo anticipo. La zona limitrofa alla chiesa pullulava di gente, auto, scooter. Un quarto d'ora prima dell'inizio della cerimonia ero in chiesa, già colma di persone affrante, di tutte le età. Silenziosa ho conquistato un angolino in fondo alla chiesa e li mi sono posizionata, senza muovermi per tutta la durata della lunga funzione. Centinaia e centinaia di visi tristi, per lo più a me sconosciuti, lacrime, qualche sorriso abbozzato. Dovevi essere davvero una persona fantastica, non solo perchè lo sento, ma soprattutto perchè chi si è fatto coraggio ed ha preso la parola, ha pronunciato cose meravigliose. Probabilmente ogni presente aveva davanti agli occhi il tuo bel sorriso, incorniciato da un viso solare, che emanava tanta serenità. Gli amici ed i parenti che ti hanno accompagnato in questo ultimo saluto trasmettevano forza e coraggio, oltre ad un messaggio forte: l'appartenenza.  Appartenenza ad una bella e numerosa famiglia, ad un lavoro amato, ad una comunità unita, che nel correre della vita frenetica di oggi, non si dimentica dei veri valori. Più volte è stato detto 'il denaro non gli interessava, aveva a cuore solo il bene delle persone con cui entrava in contatto, accompagnato da un forte senso del dovere'. Il prato che curavi davanti alla casa di campagna. Uno dei tanti simboli di ciò che davvero conta nella vita: la terra, la famiglia, l'amicizia. Che bello poter avere un amico che ti aiuta anche nella cura del prato...chissà quanti momenti lieti e quante battaglie avrete vissuto insieme. Probabilmente non avevo nemmeno il diritto di essere li, io, sconosciuta, fra tanti visi conosciuti, che ti hanno amato e condiviso con te la loro vita, ma sentivo il bisogno di dare un piccolissimo segno di affetto alla mia compagna di classe di un tempo ormai lontano, tua sorella, che con i suoi occhi pieni di certezze mi ha trasmesso la vostra serenità. Volevo esserci per un ultimo saluto a quel viso sorridente a cui, solo in etò adulta, incontrandoci casualmente in centro con i rispettivi coniugi, avevo avuto il coraggio di confessare che tanto tempo prima, quando avevo 12 anni, avevo amato pazzamente (e per quanto tempo! tanto che il tuo nome per anni ed anni era stato il mio nome maschile preferito), come solo a quell' età sai fare, timidamente nell'ombra, con la certezza di essere invisibie, ma felice ogni volta che i miei occhi di sfuggita vedevano i tuoi, quando venivo a casa vostra a studiare, giocare, suonare il pianoforte a 4 mani (forse sarebbe meglio dire 'strimpellare').
E così come il canto delle voci accompagnate dalle chitarre di oggi TI RIALZERA', TI SOLLEVERA', SU ALI D'AQUILA, TI REGGERA' SULLA BREZZA DELL'ALBA TI FARA' BRILLAR COME IL SOLE, COSì NELLE SUE MANI VIVRAI...ed io ti penso su ali d'aquila, a brillare come il sole. Ciao! 

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