lunedì 13 gennaio 2014

IMPREVISTO




Finalmente erano riusciti a raggiungere la tanto agognata meta delle vacanze: un paesino sperduto fra le Dolomiti, che adorava da almeno cinque anni, tanti erano stati gli inverni in cui vi si erano recati. In realtà non era nulla di speciale: qualche casa, non più di alcuni hotel, un bar-pasticceria e niente altro, ma fra quelle montagne, lontano dal caos e dal traffico cittadino, si sentiva in paradiso: aveva a sua disposizione chilometri e chilometri di meravigliose piste innevate, circondato da una natura quasi incontaminata.

La giornata era splendida: il cielo era limpido ed il brillare della neve era così intenso, da rendere impossibile tenere gli occhi aperti, senza un paio di occhiali da sole. Il lunedì scorreva sereno quando, inaspettatamente, accadde l'imprevedibile: una pietra sulla pista, che non aveva visto,  gli fece perdere l'aderenza al terreno, gli sci si aprirono e cominciò a scomporsi, cadendo rovinosamente a terra. Ruzzolò un paio di volte, lo sci sinistro si staccò e rimase a metà pista, mentre l'altro, insieme al legittimo proprietario, iniziò a piroettare, finchè caddero rovinosamente a terra. 'Cosa diavolo sta succedendo?' pensò. Poi più nulla. Dopo dieci giorni si risvegliò circondato dal bianco, ma non così brillante come lo ricordava. Era solo il candore delle lenzuola e del soffitto della camera d'ospedale che lo ospitava. Lei gli era accanto, come per tutti i precedenti sei giorni di gennaio e quattro di febbraio: tanti ne erano trascorsi da quel maledetto 25 gennaio. Non lo voleva abbandonare, così non si era mai allontana dal suo capezzale, se non per le banali esigenze fisiologiche e per qualche sigaretta, consumata silenziosamente in solitudine, fuori dall'ospedale, nascosta nel suo giaccone beige, col cappuccio contornato da morbido lapin. E la sua paziente attesa era stata premiata!
Come aprì gli occhi, si guardò intorno smarrito, poi incontrò lo sguardo amorevole di lei, che sorpresa gli sorrideva, con gli occhi colmi di lacrime per la felicità. 'Tesoro, non dire nulla! Sono qui accanto a te. I medici dicono che ti stai rimettendo e presto sarai in grado di parlare...ora non affaticarti. Sono così felice di vedere i tuoi occhi verdi!'. Sebbene dolorante, lui le fece un cenno di assenso e sereno, quasi fosse stato manlevato da ogni dovere, si lasciò andare nel sonno, cullato dall'immagine del suo sorriso.

Nei giorni seguenti ci furono notevoli miglioramenti: era più vigile ed aveva iniziato ad interagire con il resto del mondo, sebbene non riuscisse ancora a sentire la gamba sinistra. 'Non mi fa male e questo è un bene, visto che mi sento tutto un dolore, però non riesco nemmeno a muoverla... perchè?' Lei non sapeva cosa rispondergli... 'Adesso non ci pensare, stai tranquillo e vedrai che pian piano riprenderai pieno possesso del tuo corpo e rifarai la tua vita'. In cuor suo lo sperava davvero anche lei, ma i dottori non erano stati particolarmente ottimisti in proposito. 'Non sappiamo, dovremo vedere come reagirà alle terapie... potrebbe esserci un miglioramento... il tempo ci darà delle risposte'.
La risposta però fu solo questa: paresi all' arto inferiore sinistro.

La situazione diventava sempre più complicata con il trascorrere delle giornate: ormai aveva capito anche lui che difficilmente avrebbe ripreso la vita di un tempo e questo lo gettava nel più forte sconforto.
'Se non posso vivere come prima, che cazzo ci sto a fare a questo mondo?!'
'SMETTILA! Non voglio mai più sentire una stronzata come questa!!' disse lei, con la rabbia in corpo: 'Sei vivo e tutto il resto non conta. Supereremo ogni difficoltà, insieme'. Sperava di avere davvero ragione, anche se conoscendo il carattere di lui ed essendo ben consapevole dei propri limiti, immaginava che non sarebbe stato un percorso facile. Più il tempo passava, più si allontanavano, finchè un giorno lui le disse in malo modo: 'Non ho bisogno di averti vicino, non devo elemosinare nessuno. Me la cavo benissimo da solo, anche senza di te!'. A queste parole, dopo che la sua pazienza era stata messa a dura prova da oltre 15 giorni, in cui aveva fatto finta di nulla ad ogni sua insolenza, giustificandola per la situazione, non riuscì a fare altro che rispondere: ''BENE ed allora arrangiati. Buona fortuna!!' e se ne andò sbattendo la porta. Se questo era ciò che desiderava, che si arrangiasse da solo. Lei aveva già tanti altri pensieri e problemi da dover risolvere, che proprio non era disposta a sopportare i capricci di un bambino 40 enne, che doveva solo ringraziare la buona stella che lo aveva protetto. Un altro al suo posto avrebbe perso la vita. Lui in fondo aveva perso parzialmente l'uso di una gamba e la sua spensieratezza. Ed ora stava perdendo anche lei.

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